matteo manfrini (1983)
il tema dell’abitare rimane declinabile sia nello sradicamento e nella perdita, che nell’ appartenenza e nella relazione
non una narrazione attorno ai miei quarantadue traslochi la quale sarebbe operare per metafora, ma congiungere a posteriori i punti per intervenire con una testimonianza sul Reale attraverso la consapevolezza che un concetto esteso di abitare si dispiega semplicemente su due livelli: uno in essere, uno in divenire.
la pratica artistica, la metodologia operativa divengono anziché figura retorica, dispositivo di rilevamento sismografico che funziona per aderenza al Reale, catalizzando significati sotto forma di movimenti tellurici e processi vitali: le cose, non sempre matrici di bellezza ma degne di attenzione testimoniano quest’aderenza al Reale come sopravvivenza visibile nel presente
dopo due decenni di pratiche differenti quindi, i paradigmi e le modalità operative del mio lavoro appartenute a più luoghi anche contemporaneamente, ad oggi si manifestano solo in determinate condizioni, attraverso eventuali relazioni che emergono tra persone, oggetti e ambienti.
la mia pratica artistica che consiste in processi di ritrazione delle tecniche e delle strategie, vive sull’interstizio tra ambiente e immagine come testimonianza del manifestarsi collettivo che appare, lasciando visibile solo l’essenziale: l’emozione di aver attraversato il Mondo.
